Il calcio italiano è certamente quello più difficile in cui ho giocato. Fortuna e cambi. In quegli anni, l’Atalanta era una delle realtà provinciali più belle del calcio italiano. Credo che sarebbe bastato un pizzico di fortuna e qualche alternativa in più per fare il grande salto. Le sue scorribande, le sue giocate, i suoi gol e la sua vita un po’ “spericolata“ fuori dal campo hanno creato un affetto verso il biondo sudamericano che ancora oggi viene ricordato con grande trasporto da tutti i tifosi che lo hanno conosciuto. 3) Gli imballaggi vuoti ivi compresi i grandi imballaggi per il trasporto alla rinfusa (GIR), vuoti, non ripuliti, del 91°, devono essere muniti delle stesse etichette di pericolo che recano come se fossero pieni. La domanda sorge spontanea: quali sono i gol che ricorda con maggior trasporto? Bergamo, troppo importante. Nonostante una carriera da applausi in cui ha vestito maglie gloriose come quelle di Roma, Benfica, River Plate e Boca Juniors, una finale mondiale persa a Italia ’90 contro la Germania dopo che un suo gol aveva eliminato gli azzurri di Vicini e tante reti un po’ ovunque, Caniggia da Henderson (provincia di Buenos Aires) ritiene l’Atalanta il passaggio più importante della sua carriera.
«Ho giocato contro tanti bravissimi difensori in Italia, erano gli anni di Baresi e Maldini, di Vierchowod e Mannini, di Ferri e Bergomi. Gente che ha fatto la storia dei difensori italiani, squadre come Milan, Sampdoria e Inter in quegli anni erano davvero toste da incontrare. Si faceva gruppo, con loro e con gli italiani, ma solo in campo e nello spogliatoio: il gruppo era ottimo, sito maglie calcio il rapporto buono ma non eravamo amiconi fuori dal campo. Nella stagione 2020-2021 fu inizialmente adottato come campo casalingo lo stadio Nereo Rocco di Trieste, poi sostituito dallo stadio Guido Teghil di Lignano Sabbiadoro; qui i neroverdi rimasero fino al 5 marzo 2023, quando venne ultimato l’adeguamento dello stadio Omero Tognon di Fontanafredda (già usato come campo interno del Pordenone nei primi anni 2000 laddove il «Bottecchia» era inaccessibile) agli standard professionistici. Dopo quest’unificazione, il gruppo degli Irriducibili Vallette – creato nel 1990 da un gruppo di tifosi dell’eponimo quartiere torinese – farà base nella curva Nord del nuovo stadio delle Alpi (impianto sorto nello stesso anno, in vista dei mondiali), per sciogliersi alcuni anni dopo.
Le t-shirt sono facili da lavare in lavatrice e mantengono la forma e la qualità di stampa nel tempo. Mi sono trovato bene con la società, con i compagni e con tutto l’ambiente. In altri campionati ci sono più spazi, da voi ho trovato difese sempre molto attente e pochissime possibilità per fare la giocata vincente, il dribbling secco, lo spunto decisivo». Dalla Juve al Milan, sempre 0-1. «Un’altra partita che ricordo con grandissima emozione è Milan-Atalanta, stagione 1990/1991. Era la fine di marzo, i rossoneri si giocavano lo scudetto che alla fine fu vinto dalla Sampdoria, e noi strappammo una grande vittoria grazie ad una mia giocata per Evair che di testa insaccò. Era l’ottobre del 1989, giocavamo sul campo della Juventus e nel campionato precedente segnò Evair e vincemmo 1-0. Quel giorno la Juve ci schiacciò in difesa, forse non giocammo una grande partita ma riuscimmo a restare sullo 0-0 e nella ripresa segnai io la rete della vittoria. Il gol alla Juve. «Ogni gol è stato bello e importante. Torno sempre molto volentieri da quelle parti anche se, dal punto di vista tecnico, non ho fatto una grande scelta quando decisi di tornare a vestire la maglia della Dea in serie B. Era il 1999, il campionato è molto diverso da quello di serie A ed è decisamente più difficile: non sono stato contento di giocare quel tipo di partite, è sempre stato più facile giocare in serie A. Sono tornato con grande gioia a Bergamo e per la gente lo rifarei ma sicuramente non per giocare tra i cadetti».
Credo che ci siano due partite che posso rivivere subito con grandissima gioia. L’esterno, severo ed austero, è arricchito da due portali barocchi finemente scolpiti sui quali trovano collocazione una croce e una statua del Battista in pietra leccese. Nell’atletica leggera si misurava sui 100, sui 200 e sui 400 metri. Come detto, nel 1999 tornò alla Dea e in Serie B disputò 17 gare con solo una rete segnata. Con la maglia nerazzurra, Caniggia ha giocato dall’89 al ’92 (arrivò dal Verona) mettendo a segno 26 reti in 85 gare. Al telefono con Claudio Caniggia, idolo assoluto della folla nerazzurra, è impossibile non parlare dei tifosi della Curva Nord. Claudio Caniggia, prima di giocare a calcio, era un ottimo corridore. Claudio Paul Caniggia, il “Figlio del Vento”, è uno dei giocatori più amati della storia recente dell’Atalanta. Caniggia, il Bocia e la Curva. «Il mio rapporto con i ragazzi della Curva è pazzesco. «Io, Evair e Stromberg eravamo tra ragazzi completamente diversi. 1973-74 – 13º nel girone A della Promozione Veneto. Purtroppo avevamo poca panchina e con gli infortuni spesso andavamo in difficoltà nel girone di ritorno, ma giocavamo bene ed era durissima per tutti affrontarci.
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