C’è evidentemente un cancro, una metastasi generale che ha raggiunto il calcio dal resto della società. Nonostante la perdita della libertà, Prato continuò a svilupparsi nei secoli seguenti, seguendo le sorti di Firenze, prima sotto la dinastia dei Medici, quindi con la Repubblica Fiorentina dal 1494. A causa di questo, l’esercito della Lega Santa (creata fra il papa Giulio II e gli Spagnoli) cinse d’assedio sotto il comando di Raimondo de Cardona, conquistò e devastò Prato il 29 agosto 1512. Tale saccheggio (noto come Sacco di Prato e ricordato anche dal Machiavelli nel celebre Il Principe) provocò un altissimo tributo di vite, segnando profondamente non solo la vita della città, ma anche l’inizio del declino, che durò per circa due secoli. In effetti la città, che non disponeva di mura, si sviluppò partendo da un progetto di pianificazione che sembrerebbe anticipare la struttura delle città ippodamee, fattore reso possibile per la stabilità che si era venuta a creare nell’Etruria settentrionale nell’arco temporale che separa la battaglia contro i Greci focesi (540 a.C.) e la conquista di Veio (396 a.C.) da parte di Roma, e il conseguente spostamento verso nord del tradizionale baricentro etrusco dell’area meridionale della Toscana.

Il 23 febbraio 1351 Giovanna d’Angiò vendette la città a Firenze per 17 500 fiorini d’oro, e a quest’ultima città rimase legata fino ai giorni nostri. Infine la piana fu abitata dai Romani (vi passava la via Cassia, nel tratto che collegava Firenze con Pistoia, sulla via per Luni). Gli storici hanno collocato nei pressi dell’antica città etrusca la mansione Ad Solaria della antica Via Cassia, e riportata nella celebre Tavola Peutingeriana. Parallelamente allo sviluppo economico e demografico, la città ebbe una nuova grande crescita urbanistica lungo varie direttrici. La città è stata meta a partire dagli anni novanta, di una nuova e molto consistente ondata migratoria, questa volta da paesi extracomunitari e in particolare dalla Cina. La città stessa deve la sua nascita all’insediamento tra il castellare degli Alberti e la pieve di Santo Stefano (oggi Duomo), con uno sviluppo degli insediamenti religiosi per certi versi tipico, legato agli ordini mendicanti stabilitisi agli angoli della città di allora, i quali diedero origine a vasti complessi chiesastici e conventuali, affacciati su piazze tutt’oggi esistenti. Dopo l’assedio del 1107 da parte delle truppe di Matilde di Canossa, i conti Alberti si ritirarono nei propri castelli della Val di Bisenzio e l’abitato cominciò a costituirsi come libero Comune.

Nel 1313 la città si pose sotto la protezione di Roberto d’Angiò, e si fa risalire a quella data l’adozione del capo in segno di omaggio verso i reali di Sicilia, garanti dell’indipendenza di Prato fino al 1350. Contestualmente all’elevazione di Prato a capoluogo di provincia il Comune ha sostituito la corona di Comune con quella ordinaria di Città. Si tratta di un esempio piuttosto raro di comune indipendente sorto in un centro urbano che non costituiva una diocesi; per questo Prato per secoli non fu mai definita «civitas», ma solo «terra». Nelle settimane successive un rastrellamento dei fascisti dette il via alla deportazione in Germania di 360 lavoratori (scelti soprattutto tra gli scioperanti); di essi torneranno vivi solo in 20. Nel settembre 1944 partigiani della Brigata Buricchi vengono catturati e impiccati a Figline. Il 4 marzo 1944 gli operai tessili furono protagonisti di uno sciopero generale che si protrasse nei giorni successivi bloccando la produzione e rappresentando un atto politico rilevante in una città occupata dai tedeschi. Una crescita particolarmente disordinata che darà vita e innumerevoli commistioni tra piccole attività produttive ed edifici residenziali secondo un modello tipico della città in cui anche dal punto di vista economico prevalsero aziende produttive piccole e piccolissime con rapporti di lavoro basati sull’affidamento a terzi delle singole lavorazioni del ciclo produttivo.

Tale abusivismo rappresentò un fenomeno nuovo e rilevante per una città del centro-nord e non si limitò a piccole costruzioni ma riguardò anche grandi condomini e addirittura due interi quartieri, «il Cantiere» e «il Guado», abitati prevalentemente da immigrati dell’Italia meridionale. A partire dagli anni novanta la città presenta i primi segnali di una decrescita industriale che al momento sembra inarrestabile. Nel XIX secolo Prato conobbe una notevole rinascita industriale soprattutto per opera di Giovan Battista Mazzoni. Tra il settembre 1943 e il marzo 1944 la città fu oggetto di violenti bombardamenti mirati a distruggere l’apparato industriale e il nodo ferroviario. Nel 1326, per sottrarsi alle mire espansionistiche di Firenze e alle proprie lotte interne tra le famiglie più possidenti per il controllo amministrativo, la città si sottomise alla Signoria di Roberto d’Angiò, re di Napoli. Oltre ad affrancarsi dal controllo politico di Firenze, maglie as roma 2025 Prato era ormai già affrancata anche da quello religioso di Pistoia con la conquista di una diocesi autonoma alcuni decenni prima (1954). Tali rivalità con queste due città sopravvivono ancora oggi. Fu certamente uno tra i primissimi comuni italiani a darsi uno statuto, redatto già a metà del XIII secolo. Risale molto probabilmente al VI secolo e a lungo fu una semplice pieve.

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By Teresa